La storia della mia abilitazione. Capitolo 3 – Gli esami teorici.

Giunti al terzo Capitolo della mia storia, precedentemente ci siamo lasciati con la rocambolesca avventura del mio primo esame.

Ho accennato la grande difficoltà che riscontravo per le materie così dette “teoriche”. Quelle in cui non devi progettare e non devi immaginare. Quelle materie dove devi solamente chinare il capo sulle centinaia di pagine ed imprimerle nella tua materia grigia. Dalle scuole superiori, come ho ben detto in precedenza, ho usato poco il mio cervello. Ho sempre fatto la battuta “è fresco ed è pronto ad essere usato” o ancora meglio “ho tolto ora il cellophan, è nuovo!“. Mi sono sempre sforzato il minimo per passare l’anno scolastico.
Mi sbagliavo: un cervello usato poco è semplicemente dormiente. Non allenato. Allenarlo durante gli studi universitari è la più grande cavolata che si possa fare. Ora ti spiego tutto, andiamo in ordine.

Mi son sempre “fatto camminare la testa”. Ero, e spero sono ancora, un campione in logica e per quanto riguarda l’immaginazione e la fantasia. Per questo la progettazione mi riesce facilmente – più o meno. Il mio vero tallone d’Achille, i primi anni, sono state le materie teoriche: quelle da dover studiare sui libri. Leggere e ripetere, ripetere e rileggere fino a farti entrare un concetto in testa. Se hai una mente allenata è facile come bere un bicchiere d’acqua. Se non lo hai mai fatto, o lo hai fatto pochissime volte, scontrarsi con degli interi volumi da studiare in sei mesi è una sfida persa in partenza. Il mio cervello, il mio metodo di studio, non mi permetteva di immagazzinare le informazioni. La sera, dopo una giornata di studio veramente sudata, non riuscivo a ricordare praticamente nulla. Avevo la sensazione che qualcosa mi stesse sfuggendo di mano. Ma avevo un obiettivo che dovevo portare a termine: diventare Architetto.

La storia, così romanzata, sembra il classico racconto dell’eroe che deve salvare la principessa che si trova rinchiusa nella torre del castello. Ogni piano del castello ha un boss finale da sconfiggere. Più sconfiggi i boss più aumenti di livello e sei sempre più un passo vicino nel salvare la dolce donzella. Ma la realtà è ben diversa, e ricordo vividamente il primo tomo che dovetti studiare.

Storia dell’Architettura 1 era l’esame da affrontare. Da bravo studente seguii le lezioni (solo perché eravamo al primo anno, poi non mi sono fatto più ingannare). L’offerta formativa verteva su temi molto scottanti che partivano dall’Architettura Greca per attraversare quella Romana, Paleocristiana, Bizantina, il Medioevo e l’Architettura Carolingia, quella Romanica, Gotica fino ad arrivare al Duecento e Trecento in Italia per giungere al Rinascimento. Una rottura di palle (perdonami avrei voluto caratterizzare di più il mio sentimento, ma cerco di rimanere con toni placati) che non avrei mai pensato potesse essere così forte. Una di quelle materie che deve essere studiata per capire il presente ed il futuro e soprattutto per conservare il passato ma che, tirando bene le somme, non ti servirà a nulla. Sempre, però, se non vuoi fare lo storico. Ma sappiamo già che la maggior parte degli iscritti ad Architettura tende ad immaginarsi una futura Archistar1. Comunque sia sono materie da apprendere e se sai come studiare è come bere un bicchiere d’acqua con una pastiglia effervescente per togliere un lieve mal di testa. Se non hai metodo, beh, se non hai mai studiato è come prendere una pastiglia di vitamina D, ricoperte di gel appiccicoso, con due dita di acqua: la probabilità che ti vada di traverso è elevatissima. Reparto farmaceutico a parte, questo primo mio scontro nel “tornare sui libri” è stato abbastanza traumatico. Ho provato a studiare passo dopo passo, lezione dopo lezione, ma nulla. Non memorizzavo, non capivo, non riuscivo a sbloccarmi. Così mi sono ridotto le ultime tre settimane prima dell’appello a studiare a memoria date, periodi, nomi di architetti, nomi delle opere, planimetrie di templi, chiese e palazzi con e senza corte, battisteri e facciate. Il tutto per arrivare il giorno dell’esame completamente in preda al panico, tremante come una foglia avanti al professore che, accortosi di qualcosa che non quadrava nella mia persona che comunque aveva provato a studiare, mi incoraggiò con un ventitre “politico”. È stato magnanimo e ha creduto in me. La sua lungimiranza ha ripagato.
Nel mentre sto scrivendo questo Capitolo, vedendo l’offerta formativa del Dipartimento di Architettura mi sono reso conto che il periodo dall’Architettura Greca al Rinascimento caratterizzante il mio esame di Storia 1 è stato spostato nell’esame di Storia dell’Architettura 2, lasciando spazio in Storia 1 all’architettura del Novecento e a quella Contemporanea. Forse si sono resi conto che lo stracciamento di budella che recava quel periodo storico bloccava molti studenti.

Fatto sta che da quel maledetto esame di Storia dell’Architettura 1, ho studiato nel trovare un metodo applicabile al funzionamento del mio cervello ed esame dopo esame, libro dopo libro, ho migliorato. Non sono diventato una macchina perfetta di studio e comprensione del testo immediata ma, leggendo un Capitolo ne riuscivo a fare il giusto sunto e riuscivo a schematizzarlo. Questo mi ha permesso di procedere per la mia carriera universitaria con molta più sicurezza e facilità. Ogni persona è diversa, ognuno di noi deve trovare il proprio metodo. Un metodo che ti eviti di “ripetere a pappagallo” (una espressione che mi ripeteva mia madre durante le scuole elementari) ma leggere, comprendere e saper esporre a propri termini. Ciò fa si che il tuo interlocutore capisca che hai appreso quanto studiato. Per me è stata dura, ma ci son riuscito. Ho ampliato la mia mente. Questo percorso, fondamentale dirlo, non è stato solo merito della mia volontà bensì della caparbietà della mia (ancora attuale) compagna di vita. Mi è stata dietro forzandomi a non rinunciare, facendomi continuamente ripetere e studiando insieme nonostante lei avesse intrapreso un percorso totalmente differente dal mio. Per poi lasciarmi spiccare il volo. Senza di lei è difficile pensare che mi sarei sbloccato.

Grazie.

  1. Il termine Archistar indica un Architetto di fama mondiale. ↩︎

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *